Strada Del
Vino Franciacorta
Vini Del Franciacorta Una storia
molto antica di bollicine...
La
qualità in Franciacorta ha
radici antiche. Da
tempo immemore la vite prospera
sulle dolci colline a sud del
Lago d’Iseo, come conferma il
ritrovamento nella zona di
vinaccioli di epoca preistorica.
Le colline di origine morenica,
generate migliaia di anni fa dal
movimento dei ghiacciai, sono
costituite di ciottoli, sabbia e
limo: un terreno leggero,
perfettamente drenato, ideale
per lo sviluppo armonico della
vite.
La notevole massa d’acqua del
bacino del Lago d’Iseo e le
correnti d’aria, che scendono
dalla vicina Valle Camonica,
esercitano un’azione positiva
sul clima della Franciacorta,
particolarmente temperato.
Il vino prodotto su queste
colline ha goduto di buona fama
sin dall’antichità. Lo
confermano le citazioni dei
classici latini Plinio il
Vecchio, Columella, Virgilio e i
trattati del XVI sec. di Andrea
Bacci e Agostino Gallo. Ma il
testo fondamentale è il Libellus
de Vino Mordaci scritto nel 1570
dal medico bresciano Girolamo
Conforti, la più illustre e
antica testimonianza della
produzione di un vino “con le
bollicine” in Franciacorta; il
vino prodotto in zona è
definito, infatti, come ottimo e
“mordacissimo”, vale a dire
vivo, spumeggiante.
Pur vantando una lunga storia,
il nuovo corso della
vitivinicoltura della
Franciacorta inizia a tutti gli
effetti al principio degli anni
60. Sul territorio operavano da
tempo diverse aziende agricole
che producevano vini di buona
fattura e che commercializzavano
soprattutto in loco. In quegli
anni un giovane enotecnico, con
spirito pionieristico, dopo aver
valutato le risorse viticole e
constatato che vi erano grosse
potenzialità, dette l’avvio ad
una produzione di spumante
metodo classico, con
rifermentazione in bottiglia. I
risultati qualitativi furono
eccellenti e di lì a poco altri
imprenditori impiantarono nuove
aziende iniziando la produzione
di vini di qualità ottenuti con
la rifermentazione in bottiglia.
Nel 1967 la vocazione
qualitativa del territorio venne
sancita dalla legge che
autorizzò la produzione del
Franciacorta DOC, Denominazione
di Origine Controllata, nelle
versioni Bianco, Rosso e
Spumante. Nel 1995 il
Franciacorta ha ottenuto la
DOCG, Denominazione di Origine
Controllata e Garantita,
diventando il primo brut secco
italiano a rifermentazione in
bottiglia ad ottenere questo
riconoscimento. La legge
italiana vieta espressamente di
specificare in etichetta il
metodo di elaborazione e di
utilizzare il termine “vino
spumante”. E’ nata poi una nuova
DOC Terre di Franciacorta, nelle
tipologie Bianco e Rosso , a
tutela dei vini “tranquilli”
prodotti nel territorio.
Da oggi la Commissione delle
Comunità Europee attribuisce un
ulteriore riconoscimento alla
qualità del Franciacorta. Il
Regolamento Ce 753 del 29 aprile
2002 decreta al Franciacorta il
privilegio di indicare in
etichetta il solo termine
Franciacorta senza nessun’altra
menzione specifica tradizionale,
ovvero senza indicare DOCG. Sono
solo 10 le denominazioni che, in
tutta Europa godono di tale
privilegio e tra queste solo 3 i
prodotti ottenuti da
rifermentazione in bottiglia: il
Franciacorta, il Cava e lo
Champagne.
Il
Franciacorta
Un territorio, un metodo, un
vino: a identificare questo vino
è unicamente il nome della
regione geografica, limitata e
definita nei suoi confini, in
cui crescono le sue vigne e dove
hanno sede i suoi produttori. Le
etichette recano solo la dizione
Franciacorta: territorio, metodo
di produzione e prodotto, un
tutto unico in grado di
garantire al consumatore la
specificità e la qualità di
questo prodotto con un solo
termine.
Unicità: il Franciacorta è il
primo e l’unico brut italiano
prodotto esclusivamente con la
rifermentazione in bottiglia ad
aver ottenuto fin dal 1995 la
Denominazione di Origine
Controllata e Garantita - DOCG -
massimo riconoscimento di
qualità e tipicità di un vino.
Uvaggio: è prodotto con uve
Chardonnay e/o Pinot bianco e/o
Pinot Nero, raccolte unicamente
a mano in piccole casse, con
pressatura selezionata e soffice
e secondo rigide norme di
produzione.
Produzione: il Franciacorta si
ottiene dalla maturazione ed
elaborazione per almeno 25 mesi
dalla vendemmia (37 mesi per i
millesimati), di cui almeno 18
mesi (30 per i millesimati) di
lenta rifermentazione in
bottiglia a contatto con i
lieviti. Sono ammesse le
tipologie di sapore: Non dosato
(Pas Dosé, Dosage Zèro, Nature),
Extra Brut, Brut, Extra Dry,
Sec, Demisec.
Come si consuma: il Franciacorta
è ideale a tutto pasto: con le
sue diverse tipologie di sapore
è abbinabile a numerosi piatti,
dagli aperitivi ai dessert. Ogni
tipologia possiede una sua
spiccata personalità. Va servito
nei calici Franciacorta a una
temperatura di 8-10° C.
Come si conserva: le regole
principali per una corretta
conservazione di questo vino
sono: le bottiglie vanno tenute
coricate affinché il tappo
rimanga umido ed espanso e
pertanto garantisca la tenuta;
devono essere conservate al buio
e al fresco, a temperatura
costante fra 10 e 15°C e con
un’umidità intorno al 70-75%.
Il Franciacorta Satèn
Il marchio: è registrato dal
Consorzio per la tutela del
Franciacorta nel 1995 per
individuare questa particolare
tipologia di Franciacorta ed è
riservato solo ai produttori
associati al Consorzio che ne
hanno piena disponibilità purché
si attengano alle rigide norme
di produzione.
Uvaggio: solo uve Chardonnay
(prevalenti) e/o Pinot Bianco,
con una pressione inferiore a
4,5 atm e un contenuto di
zucchero non superiore a 15
g/litro (analogamente alla
tipologia brut).
Note degustative: un perlage
finissimo e persistente quasi
cremoso, un colore giallo
paglierino, anche intenso con
colori verdognoli, uno sfumato
ma deciso profumo di frutta
matura, accompagnato da delicate
note di fiori bianchi e di
frutta secca anche tostata
(mandorla e nocciola); al gusto:
una piacevole sapidità e
freschezza si armonizzano con
un’innata morbidezza che ricorda
le sensazioni delicate della
seta. Il Satèn è una delle
massime espressioni
dell’armonia, del piacere e del
gusto del Franciacorta. Una
magia in bottiglia che
entusiasma ed esalta anche i più
autorevoli degustatori e che
sconfigge chi lo relega al solo
aperitivo.
Il Franciacorta Rosé
Metodo: le uve bianche e rosse
sono vinificate separatamente.
La preparazione della cuvée con
vino Chardonnay, Pinot bianco e
almeno il 15% di Pinot nero
avviene a fine fermentazione.
Colorazione: le uve Pinot nero
vengono fatte fermentare a
contatto con la buccia per il
tempo necessario all’ottenimento
di un vino base rosato o rosso,
atto a conferire al prodotto
finale un colore rosa brillante.
Il Franciacorta Rosé può essere
prodotto in diverse tipologie di
sapore.
Note degustative: la presenza
del Pinot nero conferisce a
questo Franciacorta un corpo e
un vigore particolari.
SCHEDA TECNICA
RIASSUNTIVA
Nome: Franciacorta
Decreto di Riconoscimento: 1
settembre 1995
Vitigni: Chardonnay e/o Pinot
bianco e/o Pinot nero;
Franciacorta Satèn: Chardonnay
e/o Pinot bianco; Franciacorta
Rosé: il Pinot nero deve essere
di almeno il 15 %
Resa in uva: 100 q/ha
Resa uva/vino: 65%
Titolo alcolometrico naturale
minimo: 9.5%
Colore: Paglierino più o meno
intenso con eventuali riflessi
verdognoli o dorati;
Franciacorta rosé: rosato più o
meno intenso
Bouquet: Bouquet proprio della
fermentazione in bottiglia,
fine, gentile, ampio, composito
Gusto: Sapido, fresco, fine e
armonico
Titolo alcolometrico effettivo
al consumo: 11.5 %
Regione di produzione: Lombardia
Provincia di produzione: Brescia
Enogastronomia e Prodotti Del
Franciacorta
ENOGASTRONOMIA E
PRODOTTI TIPICI
La Franciacorta merita
sicuramente un viaggio per i
suoi vini; tuttavia, una volta
giunti sul posto gli intenditori
troveranno molto più da
assaporare, rispetto alle sole
famose bollicine del
Franciacorta.
È una zona ben servita dalle
grandi vie di comunicazione,
trovandosi al margine collinare
nord di una delle arterie
autostradali più importanti la
A4 Milano-Venezia. Uscendo da
uno dei tre caselli che servono
la Franciacorta (Palazzolo
sull’Oglio, Rovato, Ospitaletto)
ci si trova immediatamente
immersi in una quiete naturale.
La distribuzione geografica dei
Comuni che costituiscono la
Franciacorta dimostra che non si
è in presenza di grossi centri
urbani, ma di un armonioso
insediamento a misura d’uomo
creatosi lentamente nei secoli.
Filari di viti, dolci colline,
piccoli borghi, castelli e
abbazie, torri merlate, ville
patrizie immerse nel verde di
parchi secolari disegnano il
territorio toccato dalla Strada
del Vino Franciacorta, di
particolare suggestione e ricco
di significative presenze
artistiche. La tradizione
commerciale è innata e si
concretizza in una cospicua
presenza di mercati, fiere e
rassegne, che si susseguono
durante tutto il corso
dell’anno. A solo titolo di
esempio si possono citare il
Carnevale di Erbusco con
l’elezione del “Re del Gnoc” e
la Settimana della tinca al
forno di Clusane d’Iseo che si
tiene nei mesi estivi. In
autunno non si contano le
manifestazioni dedicate al vino;
a settembre il Consorzio per la
Tutela del Franciacorta
organizza il Festival del
Franciacorta, un week-end
dedicato al gusto, per
approfondire la conoscenza del
Franciacorta e del territorio
dal quale proviene. In tale
occasione l’Associazione Strada
del Franciacorta organizza La
Caccia al Tesoro, un’occasione
per scoprire storia, arte e vini
della Franciacorta,
percorrendola in lungo e in
largo. Una delle manifestazioni
di più antica tradizione è
senz’altro la Fiera del manzo
pasquale di Rovato – ora
Lombardia Carne –, istituita dal
Consiglio Comunale il 15 aprile
1868, e ripetuta da allora ogni
anno ad aprile; questa
manifestazione costituisce la
vetrina della migliore carne
dell’Italia settentrionale.
Quella della Franciacorta è una
gastronomia particolarissima,
giocata tra due poli: la cucina
contadina di carni
dell’entroterra e quella di
pesce del vicino lago d’Iseo.
I visitatori che arrivano in
questi luoghi trovano nei
ristoranti e nei negozi
specializzati un allettante
assortimento di specialità
gastronomiche locali. Osterie e
trattorie servono piatti
succulenti avendo saputo
mantenere un tratto di sapida
semplicità, con pochi piatti
tipici e legati alla produzione
locale.
La rinascita della tradizione
vitivinicola della Franciacorta
ha stimolato l’avvento di una
nuova era nella gastronomia,
sono emersi infatti in questi
anni cuochi di grande talento.
La Franciacorta è una delle rare
zone a nord degli Appennini a
godere di un clima
sufficientemente mite per la
coltivazione dell’ulivo, con la
produzione dell’Olio
extravergine d’oliva Laghi
Lombardi – sottodenominazione
Sebino. Alla base della dieta
tradizionale si trova la polenta
di farina di mais, che viene
servita principalmente con
carne, pesce o formaggio, sia
pasticciata, sia tagliata a
fette e fritta o grigliata. La
pasta, universalmente,
apprezzata, viene cucinata
soprattutto sotto forma di
ravioli e nella variante locale
di bocconcini ripieni nota come
casonsei. Una curiosità è il
luertis o lovertis, luppolo
selvatico che viene usato per
insaporire risotti e frittate.
Pregiato è il pesce del Lago
d’Iseo, in particolare il
coregone, il pesce persico, i
missoltini e la tinca;
quest’ultima, specialità
rivierasca di Clusane d’Iseo,
viene farcita, cotta al forno e
servita con polenta. I
pesciolini, chiamati agoni o
aole, vengono fatti essiccare al
sole e conservati poi sott’olio
d’oliva. Si possono anche
gustare cotti sulla graticola,
spennellati d’olio e serviti con
la polenta.
I contrafforti alpini abbondano
di funghi selvatici, in
particolare porcini e
cantarelli, ottimi nelle
frittate, nei risotti, nella
pasta e negli stufati. Il salame
di Monte Isola – l’isola
maggiore del Lago d’Iseo e la
più grande isola lacustre
d’Europa – gode di un’ottima
fama, seppur locale,.
L’importanza della carne di
manzo nella dieta tradizionale
si riflette nel piatto tipico
della Franciacorta conosciuto
come manzo all’olio (la ricetta
più antica risale al 1500),
specialità del paese di Rovato,
le cui osterie erano anche
rinomate per la trippa e i
bolliti.
Lo spiedo è il piatto conviviale
per eccellenza dei bresciani,
composto da carne di maiale,
animali da cortile.
Indispensabili per dare al
piatto il caratteristico sapore,
sono gli uccelletti: ma solo
nelle case private potrete
consumare il frutto della
caccia, le trattorie sono
tenute, per legge, a utilizzare
volatili congelati provenienti
dall’estero.
In Franciacorta si produce anche
una vasta gamma di formaggi,
molti riconosciuti come DOP o
tradizionali. La Robiola
Bresciana, ad esempio, da
gustare leggermente cosparsa di
olio d’oliva, il Salva e il
Silter, ottimamente accompagnati
da miele o marmellate. Il più
saporito Taleggio dop e i più
noti Grana Padano dop, Provolone
Valpadana dop, Quartirolo dop e
Gorgonzola dop. Oltre ai vini,
la Franciacorta produce anche
ottime acquaviti, sia giovani
sia invecchiate; tipica e
caratteristica è la Grappa di
Franciacorta che dal 1997 è DOC.
COSA DEGUSTARE
I vini: il Franciacorta DOCG
prodotto in diverse tipologie di
sapore (Pas Dosé, Extra Brut,
Brut, Brut Satèn, Extra Dry, Sec
e Demisec) tutte accomunate dal
perlage finissimo e persistente
e dal colore giallo paglierino
intenso con riflessi verdognoli.
Per chi preferisce i vini
tranquilli: Terre di
Franciacorta DOC Bianco e Rosso.
Per degustarli si può scegliere
una visita guidata in cantina
con degustazione, oppure uno dei
wine bar/vinerie del territorio.
Per acquistarli ci si può
rivolgere ad una delle 32
cantine associate, oppure alle
enoteche della Strada del
Franciacorta.
Prodotti tradizionali: tra i
formaggi si possono assaporare
il pressato, la robiola
bresciana, il salva e il silter;
tra gli altri prodotti il miele
e i missoltini, pesciolini di
lago.
Prodotti a denominazione di
origine protetta (DOP): Olio
extravergine d’oliva del Sebino
e, tra i formaggi, il
gorgonzola, il grana padano, il
provolone valpadana, il
quartirolo lombardo.
Nei ristoranti, trattorie,
osterie e agriturismi associati
si possono assaporare i piatti
locali, che hanno come capisaldi
le carni dell’entroterra e il
pesce del lago, abbinati ai vini
del territorio. Le ricette più
rinomate sono il Manzo all’olio
di Rovato e la Tinca al forno
con polenta di Clusane d’Iseo.
LE RICETTE DELLA STRADA
DEL FRANCIACORTA
MANZO ALL’OLIO
(per 4 persone)
Ingredienti: 1 kg di cappello
del prete (copertina di spalla)
di manzo, 2,5 litri di acqua, 2
spicchi d’aglio, 2 acciughe
salate, ½ cipolla piccola, 1 dl
di olio extravergine di oliva
DOP Sebino, 25 gr di maizena o
pane secco grattugiato
finemente, poco sale, 25 gr di
burro.
In una pentola capiente
preparare un soffritto con il
burro, le acciughe, l’aglio e la
cipolla tritata finemente;
aggiungere l’acqua, il sale e
portare ad ebollizione.
Aggiungere la carne e togliere
le impurità che verranno a galla
per i primi 5 minuti; cuocere a
fuoco medio per 2 ore circa.
Aggiungere l’olio, il pane a
pioggia(o la maizena diluita in
poca acqua); cuocere ancora per
20 minuti muovendo la carne con
frequenza per non farla
attaccare. Togliere la carne dal
sugo di cottura, aggiustarne
eventualmente la densità.
Servire il manzo a fette di 4-5
cm di spessore ricoperto dal
sugo di cottura, accompagnando
con polenta o crostone di pane
in abbinamento ad un
Franciacorta DOCG Rosé.
TINCHE AL FORNO CON POLENTA
(per 4 persone – ricetta
dell’800)
Ingredienti: 4 tinche da 300 gr.
cadauna; 300 gr. di burro; 300
gr. di grana padano; 100 gr. di
pane grattato; misto di spezie
(cannella, noce moscata, chiodi
di garofano, pepe); sale, olio
extravergine di oliva DOP
Sebino, prezzemolo, qualche
foglia di alloro.
Aprire le tinche sulla schiena,
pulirle e lavarle. Preparare il
ripieno con il formaggio, il
pane, le spezie, il sale e il
prezzemolo. Riempire le tinche
con il ripieno asciutto.
Adagiarle in una teglia in
terracotta precedentemente
bagnata con poco olio e foglie
di alloro. Ricoprirle con parte
del ripieno asciutto e pezzetti
di burro. Cuocere in forno a
160° per circa due ore. Servire
con polenta soda, cotta a lungo
in un paiolo di rame, in
abbinamento ad un Franciacorta
DOCG Extra Brut.
ARTIGIANATO
La lavorazione del ferro battuto
ha una tradizione che risale al
‘600, secolo in cui i possidenti
facevano a gara per avere le
opere migliori dei brüsafer da
esporre nelle proprie residenze.
Balconi, inferriate, cancelli di
varie dimensioni, insegne e
stemmi di ogni genere spiccano
ancora oggi sulle facciate delle
ville sparse su tutto il
territorio franciacortino. Per
saperne di più sull’antico
mestiere dell’artigiano del
ferro, si può visitare l’antico
Maglio Averoldi di Ome, di
origini quattrocentesche, che è
rimasto attivo fino a pochi anni
fa e oggi è stato trasformato in
una fucina-museo.
A Monte Isola, l’isola lacustre
più grande d’Europa situata al
centro del lago d’Iseo, la
fabbricazione delle reti da
pesca sopravvive in alcune
botteghe artigianali così come
la fabbricazione delle tipiche
imbarcazioni da pesca in legno:
i naécc.
La pietra di Sarnico
caratterizza da secoli le
architetture della Franciacorta.
Il suo utilizzo per abbellire
edifici pubblici e privati,
contornandone finestre e portali
o realizzandone camini, colonne
e scalinate, divenne frequente
soprattutto a partire dal ‘600.
Nei dintorni di Paratico
esistono ancora delle cave, ma
gli artigiani che continuano a
lavorarla sono pochissimi.
L’Associazione Strada del vino
Franciacorta si propone come
punto di riferimento per turisti
individuali, gruppi e operatori,
garantendo loro un supporto
tecnico-organizzativo per
ricevere informazioni e servizi,
costruire itinerari e scoprire
più da vicino le svariate
opportunità che quest’area da
sempre vocata alla viticoltura,
situata tra il lago d’Iseo e la
città d’arte di Brescia, può
offrire.
La visita alle cantine
produttrici del rinomato
Franciacorta (Denominazione di
Origine Controllata e Garantita,
DOCG), le degustazioni sotto la
guida attenta dei produttori e
degli enologi, la gastronomia
tipica sono solo alcuni degli
ingredienti delle nostre
proposte per weekend e vacanze
in Franciacorta.
Per coloro che amano lo sport la
Franciacorta dispone di un campo
da golf a 18 buche, di diversi
maneggi che consentono di fare
passeggiate a cavallo tra i
vigneti, di percorsi ciclabili
segnalati per complessivi 500
km. Si possono, inoltre,
praticare sport acquatici sul
vicino lago d’Iseo (vela, surf,
sci nautico, pesca, immersioni)
e altri sport nelle vicine
montagne che circondano il lago
(trekking, mountain bike,
free-climbing, parapendio).
Agli amanti della natura la
riserva naturale Torbiere del
Sebino, che copre un’area di 360
ettari a sud del lago d’Iseo,
offre un tracciato di sentieri
tra gli specchi d’acqua,
percorribili a piedi o in
bicicletta, dai quali poter
ammirare numerose specie di
piante acquatiche e circa 30
specie di uccelli; un vero
paradiso per i bird-watchers.
Per chi ama prendersi cura del
proprio corpo e del proprio
benessere numerosi sono i Centri
Benessere situati per lo più
all’interno di strutture
alberghiere, ma aperti anche ai
visitatori esterni, che offrono
trattamenti di ogni genere. Nel
cuore della Franciacorta,
inoltre, sorgono le Terme di
Ome, la cui acqua è
particolarmente indicata per le
cure delle patologie biliari,
dell’apparato respiratorio, del
fegato e dei reni.
Per chi vuole scoprire la storia
e la cultura di questo
territorio, le proposte sono
svariate. Da non perdere è la
visita ai seguenti monumenti:
Il Monastero di San Pietro in
Lamosa, edificio cluniacense
dell’XI secolo nei pressi di
Provaglio d’Iseo, situato in
posizione panoramica sulla
Riserva Naturale delle Torbiere
del Sebino.
Il Convento dell’Annunciata
(inizi XVI secolo), sulle
pendici orientali del Monte
Orfano nel comune di Rovato,
dove tra gli affreschi è
conservata l’Annunciazione di
Gerolamo Romanino, uno dei più
grandi pittori della scuola
Bresciana del ‘500.
L’Abbazia Olivetana di San
Nicola a Rodengo Saiano, fondata
nel X secolo, che conserva opere
di Moretto, Romanino e una
splendida Crocefissione di
Floriano Ferramola.
Castello Quistini a
Rovato fu costruito
intorno al 1500, durante la
dominazione della Repubblica di
Venezia. Il palazzo, progettato
come villa di campagna ma dotato
di difese, possiede mura sottili
ma ben cinque torrioni agli
angoli e nel corso della storia
varie guarnigioni vi furono di
stanza.
Palazzo Torri a Nigoline di
Corte Franca costruito nel ‘600
come villa fortificata, alla
fine dell’800 divenne un
importante cenacolo culturale e
ebbe ospiti illustri come
Carducci, Fogazzaro, Lembach,
Zanardelli e il Vescovo
Bonomelli.
Villa Orlando o Castello di
Bornato a Bornato rappresenta un
rarissimo esempio di villa
rinascimentale costruita
all’interno delle mura di una
fortezza medievale. Ospitò
artisti e poeti provenienti da
tutta l’Italia, tra i quali
Dante Alighieri.
Il Maglio Averoldi di Ome,
risalente al XV secolo, è una
straordinaria testimonianza di
archeologia industriale. E’
ancora possibile vedere girare
la ruota idraulica e assistere
alla forgiatura delle lame in
acciaio damasco durante le
dimostrazioni effettuate per i
visitatori.
Il Museo di Santa Giulia a
Brescia rappresenta un percorso
attraverso la storia, l’arte e
la spiritualità della città
dall’età preistorica a quella
moderna. E’ unico in Europa per
la collocazione; è ospitato
infatti in un antico monastero
fondato da Desiderio, re
longobardo, e da sua moglie
Ansa, costruito sui resti di
domus romane preesistenti. Il
complesso museale comprende la
basilica di San Salvatore,
l’oratorio di Santa Maria in
Solario, la chiesa
quattrocentesca di Santa Giulia
e i chiostri rinascimentali.
FRANCIACORTA IL VINO E
DINTORNI ...ITINERARI
DA GUSSAGO A OME
Lasciandosi alle spalle la città
di Brescia e dirigendosi a
nord-ovest, si incontra Gussago,
nato come pago romano in un
luogo dove successivamente venne
fondata la Pieve, l’antica Piè
del Dosso o Santa Maria Vecchia,
importante già nel periodo
longobardo, come testimonia il
pulpito longobardo detto “di
Mavioranus”, prezioso pannello a
bassorilievo datato VIII secolo.
Poco distante sorge Rodengo
Saiano con l’Abbazia Olivetana
dedicata a San Nicola. Fondata
nel X sec., ospita il chiostro
del tardo ‘500 a colonne
combinate, il chiostrino rustico
del ‘400, il refettorio, la
galleria monumentale e
capolavori dei massimi esponenti
artistici del Bresciano
specialmente dei secoli XVI e
XVII.
Ad Ome, località termale, su una
collina che sovrasta l’abitato
si erge il Santuario della
Madonna dell’Avello, con
l’abside e il campanile che
risalgono probabilmente all’XI
sec.. Da non perdere è il Maglio
Averoldi, un’antica fucina già
in funzione nel ‘400, ora museo
vivente dove si possono
conoscere da vicino la storia e
i metodi di lavorazione del
ferro.
DA MONTICELLI BRUSATI A CAZZAGO
S. MARTINO
Facendo tappa a Monticelli
Brusati, può essere interessante
soffermarsi a visitare il
Santuario della Madonna della
Rosa (XIV secolo) dove è
possibile ammirare opere del
Colossali e del Paglia, così
come importanti affreschi
quattrocenteschi.
A Passirano incontriamo il
Castello Fassati, la
fortificazione meglio conservata
del territorio franciacortino,
che appare oggi come un tipico
castello medievale con i muri
perimetrali in ciottoli e la
merlatura ghibellina,
completamente immerso nella
campagna. Fondato con ogni
probabilità nel X sec. per
difendersi dalle invasioni
ungariche è armato da due torri
d’angolo a pianta semicircolare,
mentre è rimasta solo una parte
della torre detta "della
Specola", che nel ‘700 conteneva
appunto una specola astronomica.
Il Castello di Bornato, o Villa
Orlando, è situato nel comune di
Cazzago S. Martino, in posizione
strategica e panoramica. Il
nucleo centrale del castello è
costituito da una roccaforte
romana, circondata in epoca
medievale da un recinto
fortificato che venne poi
ampliato nel 1275 con una
cerchia di mura merlate, con
torri e contrafforti, fossati e
ponte levatoio. Nel ‘500 fu
costruito, all’interno del
castello medievale, un palazzo
rinascimentale. Alcuni locali
interni conservano affreschi del
‘700. Il castello è in parte
visitabile.
DA ROVATO AD ERBUSCO
Sul Monte Orfano (451m) sorge il
Convento dell’Annunciata
(1449-1503), raggiungibile in
pochi minuti grazie a un’antica
strada ciottolata. Il complesso
ospita opere rilevanti tra le
quali l’affresco
dell’Annunciazione di Gerolamo
Romanino (1485-1566), uno dei
grandi pittori della Suola
Bresciana del ‘500. Nel chiostro
perfettamente geometrico,
meritano attenzione i
bassorilievi sui capitelli del
colonnato.
Rovato è conosciuto per il suo
antichissimo mercato del
bestiame e per i suoi piatti a
base di carne: il manzo all’olio
e la trippa. Il centro storico è
caratterizzato dalla Piazza
Cavour, delimitata da un
porticato semicircolare
progettato dall’architetto
Rodolfo Vantini nel 1840 circa.
Nella parte alta del centro
abitato si trovano i resti del
castello, con le mura venete e i
bastioni imponenti, in uno dei
quali all’inizio del novecento
fu ricavata la Cappella del
Sacro Cuore, raro esempio di
stile Liberty applicato ad un
edificio religioso.
A Coccaglio in epoca romana
sorgeva un castrum di cui sono
visibili alcuni resti sui quali,
nel Medioevo, venne costruito un
castello. Restano solo alcuni
tratti dell’antica cinta
muraria, ma all’interno,
percorrendo le strette vie, si
può cogliere l’impianto del
vecchio borgo. La Chiesetta di
San Pietro, di epoca medioevale
con affreschi del ‘400 e del
‘500, posta lungo la strada
pedemontana che conduce a
Cologne, colonia rurale in epoca
romana.
Ad Erbusco, oggi considerato uno
dei principali centri della
produzione del Franciacorta, fin
dal ‘400 molte famiglie della
nobiltà bresciana e milanese
amavano trascorrere periodi di
villeggiatura. Questo spiega la
presenza di molte ville
patrizie, tra le quali Villa
Lechi (XVI-XVII sec.), sede del
Festival del Franciacorta,
spicca per la sua imponenza
palladiana. Ben conservato
l’antico borgo dove, all’interno
delle mura del castello, sorge
la pieve di Santa Maria Assunta
del XII sec. e ampliata nel
‘400, caratterizzata dall’abside
romanica.
DA PROVAGLIO D’ISEO A CORTE
FRANCA
La storia di Provaglio d’Iseo è
legata alla presenza del
Monastero cluniacense di San
Pietro in Lamosa. Fondato
nell’XI sec. esso costituì il
centro della rinascita sociale,
economica e agricola dell’area,
svolgendo un ruolo decisivo
nella bonifica delle paludi e
nella diffusione della cultura.
La chiesa ospita diversi
affreschi, alcuni dei quali
rivelano influenze di artisti
quali il Gambara, il Foppa e il
Romanino. A fianco della chiesa
si apre un chiostro con arcate e
pozzo centrale.
Il monastero costituisce un
ottimo punto di partenza per
un’escursione nelle Torbiere del
Sebino sottostanti, dal 1983
riserva naturale. L’oasi
naturalistica comprende circa
360 ettari di specchi d’acqua
con vegetazione palustre che si
sono creati gradualmente dalla
fine del ‘700 alla metà del
‘900, in seguito all’estrazione
della torba usata come
combustibile.
Scendendo verso il lago, si
giunge a Iseo. Il centro storico
di origine medievale custodisce
il Castello Oldofredi dell’XI
sec. e la pieve di Sant’Andrea,
fondata nel V sec., ricostruita
nel XII con il campanile
romanico. Nel XIV sec. fu
arricchita con gli affreschi di
Angelo Inganni e l’arcangelo
Michele di Francesco Hayez.
Sulla piazza principale si
affaccia il palazzo comunale
(1830), opera di Vantini.
Riprendendo il percorso della
Strada del Franciacorta si
scopre il territorio di Corte
Franca. A partire dal ‘700 molte
nobili famiglie bresciane che
avevano qui dei vasti
possedimenti, cominciarono a
costruire ville per trascorrervi
la villeggiatura. In alcune di
esse oggi trovano sede
prestigiose cantine. Il Palazzo
Torri in località Nigoline (XVII
sec.) tuttora abitato, è aperto
al pubblico e custodisce sale
ammobiliate con arredo d’epoca e
decorate con affreschi
settecenteschi. In questo
palazzo, alla fine dell’800,
Paolina Torri Calegari animò un
importante cenacolo culturale
che ebbe ospiti illustri come
Carducci, Fogazzaro, Lembach,
Zanardelli e il vescovo
Bonomelli.
DA ADRO AL LAGO D’ISEO
Ad Adro il santuario della
Madonna della Neve ospita un
piccolo ma interessante Museo
della seta e del lino. Adro è
dominata dall’alta torre merlata
ghibellina che con il castello
posto sulle pendici del monte,
di cui oggi restano solo i
ruderi del ponte levatoio,
costituiva il sistema difensivo
del paese. Il settecentesco
Palazzo Bargnani, ora sede del
Comune, grazie ad Ermellina
Maselli, componente della
famiglia Dandolo, fu un tempo un
vivace cenacolo culturale. Oggi,
nella sua quadreria, si
conservano numerosi ritratti tra
i quali uno molto conosciuto di
Giacomo Cerruti, detto il
Pitocchetto.
A breve distanza, sulla strada
per il lago, incontriamo
Capriolo, caratteristico borgo
di origine medievale, arroccato
su uno dei rilievi più alti
della Franciacorta. Il castello
fu eretto nel X sec. per ragioni
difensive, ma verso la fine del
Seicento divenne un convento di
clausura. La parrocchiale
seicentesca dedicata a San
Giorgio conserva la pregevole
Resurrezione di Girolamo
Romanino.
All’estremo limite occidentale
della Franciacorta, dove il lago
d’Iseo incontra il fiume Oglio,
è situata Paratico, che in
passato ebbe una grande
importanza strategica
testimoniata dai ruderi del
Castello Lantieri, eretto con
ogni probabilità nel XIII
secolo, e che secondo la
tradizione locale avrebbe
ospitato Dante Alighieri, il
quale si sarebbe ispirato al
paesaggio circostante per
scrivere alcuni versi del
Purgatorio.
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